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«La vita non può aspettare che le scienze chiariscano scientificamente l’Universo [...] la vita è sempre urgente. Si vive qui ed ora, senza possibile indugio né rimando. La vita ci è “sparata”
a bruciapelo. E neanche la cultura, che altro non è che l’interpretazione della vita, può aspettare»

(Ortega y Gasset)

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È disponibile il NUMERO 4 di INCURSIONI

5 PRESENTAZIONE

Il Centro studi Meridie nasce a Napoli nel 2005. In esso un gruppo di amici s’impegnava a creare un luogo di studio ed espressione del pensiero, che affrontasse quelle tematiche politiche, culturali e sociali che interessano la nostra epoca. E che interessano, in maniera particolare, una terra collocata in un dato mondo.
In tal senso il luogo di nascita non può e non deve essere inteso come un elemento casuale. Se il mondo tende all’uniformità, ciò significa esattamente che esso non è uniforme. Il Meridione dell’Italia, Mezzogiorno dell’Europa tutta, ha una specificità che oggi colloca la nostra terra nella semiperiferia del sistema-mondo capitalistico. Ciò significa poter affrontare da un preciso punto di vista problematiche che riguardano anche studiosi e cittadini del centro e della periferia.
Partiamo da un luogo, raggiungiamo diverse mete – questa la speranza e l’impegno di chi è nell’associazione. Perché si sa bene, come dicono in troppi, che non si può ignorare nemmeno il vicino più lontano, e perché si sa bene, come dicono in pochi, che per partire bisogna essere e stare. Esser-ci. 
Ecco perché nel nome dell’associazione compare il riferimento ad uno spazio, “Meridie”. Perché non prescindiamo dall’identità. Non la si può ignorare, né santificare come nei culti decadenti che adorano déi di carne ed ossa. È cosa umana, volta alla relazione tra uomini. E dunque: aperta ed imperfetta. Ma necessaria.

Pertanto, iniziamo dall’identità per intrecciare ad essa temi riguardanti fenomeni di lunga durata come la globalizzazione, lo sviluppo sostenibile, le religioni secolari, la crisi del modello ottocentesco di sovranità ed il progressivo annichilimento dell’essere umano. A questi, ovviamente, si connettono fenomeni di media e breve durata, come l’integrazione europea ed il federalismo.
Ma analizzare e studiare rischiano infine di diventare l’orpello dell’uomo ozioso davanti al tramonto, se il suo sentire e ragionare non si sostanziano nell’agire. Andiamo dunque verso quei gruppi, associazioni o movimenti, che altrove intraprendono la nostra stessa azione, portando con sé l’esuberanza di altre identità. La collaborazione con questi gruppi, l’opera divulgativa attraverso la pubblicazione di una rivista (Incursioni) e quella di un blog, l’organizzazione di eventi e quant’altro riterremo opportuno fare, costituiscono la fibra e l’epidermide che sottraggono il pensiero all’accusa di fumosità, spesso meritata nei luoghi istituzionali.

Nel 2005, dunque, si cominciò quest’esperienza, che assunse fin dall’origine i tratti di un’avventura contemporanea, la quale, rispetto alle avventure d’altri tempi, si caratterizza in linea generale per la maggiore interiorizzazione delle battaglie, dei salti e del sudore. Una interiorizzazione del pericolo e, nei casi più estremi di fallimento, della morte.
In tal senso, il nome della rivista, “Incursioni”, è indicativo, chiarendo di per sé lo spazio angusto ed occasionale a cui sembra essere costretta una libertà, sempre più percepita come avventurosa e pericolosa in democrazie potenziatesi di tecnica e logiche commerciali.
Ma lungi dal volerci affermare come gli ultimi campioni della libertà (ne saremmo terrorizzati!) esprimiamo quantomeno una volontà di libertà che, di questi tempi, manca.
Ebbene, anche se talune volontà compaiono fugacemente dagli anfratti della cultura, fanno incursioni, queste rappresentano una tensione ad un modo d’essere che resiste al tempo. 
Anche in ciò risiede qualcosa che vale più di una speranza.

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